È uscito un testo inconsueto dal titolo:”Espressione e diffusione del pensiero in internet”, di Anna Papa, Docente di Diritto Pubblico presso l’Università Parthenope di Napoli ed edito da Giappichelli.
Niente paura non si tratta del solito testo noioso e pedante che vuole mettere sotto la lente del microscopio Internet, ma di un percorso ragionato sull’impatto che ha avuto la rete sulla nostra società, soprattutto dal punto di vista giuridico.Le domande alle quali cerca di rispondere l’autrice sono molteplici: se è vero infatti che il sistema di internet ha indubbiamente facilitato le comunicazioni, rendendo possibile raggiungere tutti velocemente, permettendo di avere in tempo reale notizie ed informazioni, è altresì vero che l’intimità di ognuno di noi viene compromessa, così come il diritto di ciascuno di noi a essere invisibile, non raggiungibile, dimenticato!
Molti sono i dubbi su come conciliare il dettato costituzionale dell’art. 21, con l’esigenza di proteggere la propria privacy, di vedere i propri figli tutelati da immagini e situazioni che possono metterli in pericolo in quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro per loro, la propria casa.
La tutela costituzionale accordata alla libertà di manifestazione del pensiero non può essere la base per deresponsabilizzare chi usa internet e attenta al diritto alla dignità personale, alla tutela dell’immagine e del nome, previsto tra l’altro all’art. 2 della Cost., omologo di quello tutelato all’ art. 21.
Il testo cerca di replicare, a mio avviso, non dando certezze che in quest’ambito sarebbero fantadiritto, ma mettendo insieme “fusis” e “nomos“, legge di natura e legge scritta e spiegando che pur senza trascurare il principio di tassatività e quello più generale di legalità, il diritto per il web, va scritto giorno per giorno, adeguato ed adattato al fatto che se di stregoneria stiamo parlando, come tale l’ordinamento deve trattarla, cercando l’esorcismo migliore per la parte diabolica, esaltando la parte magica e indubbiamente ormai irrinunciabile.