Uno stato. Uno Stato Democratico. Una Carta Costituzionale. In Italia, come in tutti i paesi, democratici e non , la Giustizia è la trovata centrale dell’ordinata convivenza civile perché homo homini lupus. Attuale più che mai .
Sempre qui da noi, il parlamento fa le leggi. Il governo è il potere esecutivo. I Giudici giudicano.
I procuratori della Repubblica vegliano sull’osservanza delle leggi e perseguono quelli che le violano.
I Giudici, in sede penale, giudicano sulle istanze di parte privata e dei Procuratori della Repubblica. In sede civile, giudicano sulle istanze dei privati e/o delle Istituzioni.
Giudici togati e Procuratori della Repubblica e sostituti procuratori sono circa 10.000 (diecimila).
I giudici di pace circa 5.000 e quelli onorari, circa 1000, sono con incarico a termine. Essi non sono “togati” cioè in pianta stabile e vincitori di concorso.
La Corte costituzionale giudica sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione.
Nel corso degli ultimi decenni, qui, in Italia, a partire dalla “rivoluzione” del 68 si è conosciuto il fenomeno “della supplenza della Magistratura” intesa, meglio, fatta intendere, quale intervento risolutorio di ogni questione in considerazione della inerzia, quando non latitanza, delle istituzioni, e per essere espliciti, dei responsabili delle Istituzioni.
L’invasione di campo, così è stata definita, per il bene dello Stato, ha comportato per i Magistrati un impegno sempre più oneroso, una sempre crescente esposizione, per lo più nel settore penale, e, quindi, veri e reali rischi in termini di vita. Alcuni Magistrati (circa 20) hanno pagato con la vita, altri, quelli più esposti, anche sui media, conducono una esistenza blindata.
Ne è conseguita, per forza di cose, una loro politicizzazione ed un numero rilevante di associazioni private, veri e propri sindacati.
Cercherò di rappresentare – con poche parole – come si è articolata questa, che definisco, Forza.
E’ composta da persone colte ed, alcune, molto colte. Sono, anche, molto preparate nel settore nel quale operano. Vero è che sono facilitate, ovviamente, dagli atti che gli avvocati, altrettanto colti ed e preparati, stilano.
E, dunque, questa forza, per essere tale, deve detenere il sapere. Ciò in primis. Ma non basta. Per poter sempre meglio operare e con incidenza, nella e sulla società, ha dovuto organizzarsi. E si è organizzata.
Queste due legioni di magistrati (prelevando dalla nomenclatura dell’esercito romano) per “amministrare” la Giustizia, nei suoi vari aspetti e settori, hanno avuto in Italia nell’era Repubblicana:
a) Scudi, e sempre in maggior numero nel corso di questi ultimi decenni.
Ma cosa sono gli scudi ? sono, nell’eccezione più comune, struttura di rivestimento e protezione. Nel nostro caso: leggi e norme. Ad esempio: l’ordinamento giudiziario, la legge sulle guarentigie, la legge sulla responsabilità civile e disciplinare, la legge sul Consiglio Superiore della Magistratura, etc, norme penali e civili, etc… Insomma una serie, notevole, di norme, quà e là disseminate, a mò di mine antinemico. Tanto per garantire l’indipendenza dei magistrati.
b) Epperò, sempre per una più completa indipendenza, cioè essere terzi, i Magistrati, oltre le difese /scudi, hanno avuto anche quelli che io chiamo P.I.C cioè poteri inattaccabili concreti, necessari, si sostiene, per una giurisdizione terza, effettivamente autonoma ed incidente.
Ad esempio : la nomina del consulente tecnico, discrezionalmente scelto; la nomina del curatore fallimentare; dell’amministratore giudiziario; dell’esperto; del custode e via dicendo.
La presenza nelle commissioni di esami per l’abilitazione all’avvocatura e la non presenza degli avvocati nei Consigli Giudiziari in sede di valutazioni della professionalità del Magistrato.
Il distacco presso Ministeri, in particolare, quello della Giustizia nonché presso la Presidenza della Repubblica; presso la Presidenza del Consiglio; presso le Commissioni, della Camera e del Senato, etc…
Il diritto/facoltà del Magistrato di operare nello stesso Tribunale ove esercitano la professione forense anche suoi parenti ed il consorte magistrato oppure appartenente alla Polizia di Stato, all’arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza etc…
La relazione parere del Magistrato sulle attitudini e capacità dell’aspirante esperto presso il Tribunale dei Minori.