Riteniamo sia giunto il momento di affrontare nuovamente, la “questione giustizia in Italia”.
Nel Novembre ’08 ricorre “l’anniversario” del concepimento della legge n°117 poi emanata dopo pochi mesi e cioè il 13/04/88 – e rimaneggiata, ulteriormente, con la L. 420/98 – ad oggetto la responsabilità civile dei magistrati; tali leggi sono state la incredibile “risposta” da parte del Parlamento Italiano alla volontà del popolo manifestatasi attraverso il Referendum dell’8-9 Novembre1987.
Queste leggi, fu subito chiaro e negli anni ampiamente provato, un fortino inespugnabile di quello che, ormai, viene definito “il potere”. Fortino sempre più fortificato nel corso di questi anni, così vanificando, totalmente, la volontà popolare.
La irresponsabilità del magistrato ormai è fatto conclamato; in questi 21 anni si è dovuto constatare l’abnegazione, il coraggio, la probità e cosa più importante, la terzietà di alcuni magistrati ma purtroppo si è dovuto anche constatare che altri hanno fatto mercimonio del loro potere profittando del ruolo.
In altre sedi, scientifiche e non, si discuterà del millenario e mai risolto problema della giustizia. Qui si vuole soltanto e più modestamente, cercare di dare un piccolo contributo, che abbiamo individuato nel tentativo di riproporre la vexata quaestio che è quella, per noi fondamentale, di un magistrato che risponda personalmente, come rispondono tutti, del proprio operato nell’esercizio della sua attività. Così come risponde l’ingegnere dei propri calcoli laddove sbagli, così come il medico laddove sbagli, e così via (www.cameradigiustizia.com).
Ove il magistrato non se la senta, in virtù di un ipotetico metus di azioni “irresponsabili” da parte del cittadino, può cambiare mestiere.
Ormai ci sono milioni di giovani preparati e pronti a “rischiare” di rendere giustizia e in piena serenità.